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Venerdì 9 giugno ore 21.00 – Sabato 10 giugno ore 21.00 – Domenica 11 giugno ore 18.00
Teatro Testaccio (Roma – Via Romolo Gessi, 8)
Info e prenotazioni 3482821624
“Non uno! Non due! Non tre! Ma tre moltiplicato per cento, moltiplicato per mille al quadrato! Non sono io, non sei tu! Ma tu più me, più tutti! Tutti più tutti uguale un muro! Tutti più tutti: la sabbia, più tutti: il mare, più gli altri: nessuno!” Con queste parole Lui, disperato, prende coscienza della distanza abissale che all’improvviso, dopo una vita passata insieme, lo separa inesorabilmente da Lei: una distanza fatta di persone anonime, che si frappongono tra i due, rendendo difficile la comunicazione e quasi impossibile il ricongiungimento. La folla è quella che si muove intorno a noi (in una stazione ferroviaria, a Parigi nel 1952, oppure oggi, da qualche altra parte, questo non ha importanza), la folla è ciò che l’occhio vede quando non guarda, un susseguirsi di personaggi abbozzati, definiti da un’unica caratteristica, macchiette tragiche o comiche, dei quali non ci interessa sapere nulla e non ricorderemo nulla, se non forse il colore del cappello o il tono della voce. La folla è ciò che rischia di annientare la nostra identità, risucchiandoci nel vortice dell’anonimato, spingendoci a chiederci ogni giorno: “Chi sono io?” e a sperare di trovare la risposta in qualcuno diverso da noi, qualcuno preposto a dare sempre le risposte giuste, come se davvero esistesse un Ufficio Informazioni per le domande esistenziali. Ma l’unico modo che Lui ha per ridurre la distanza che lo separa da Lei, è trasformare quella folla in un insieme di individui, trasformare il “tutti” nella somma di tanti “uno”, entrando in relazione con gli altri, guardarli, conoscerli finalmente, per scoprire, nel percorso che man mano lo riporterà da Lei, magari anche qualcosa di sé stesso. E poco importa se ciò che scoprirà non è quello che desiderava: non sempre le risposte alle nostre domande sono ciò che davvero vogliamo, spesso però sono ciò di cui abbiamo bisogno, per indagare a fondo il nostro essere e accettare con serenità il nostro destino. Sia esso quello di scomparire, sia esso quello di rinascere. 
Il gruppo teatrale Musikè in Scena, giunto al suo sesto anno di attività, ha raggiunto la maturità per confrontarsi con un mostro sacro della drammaturgia del secolo scorso: il teatro dell’assurdo di Jean Tardieu, e mette in scena un’opera impegnativa, che intreccia al suo interno due testi del maestro francese: “Lo sportello” e “Gli amanti del Metrò”. Uno spettacolo che offre al pubblico diversi livelli di lettura, profondo e allo stesso tempo leggerissimo e divertente, che rinnegando le regole del teatro classico danza al ritmo di un valzer onirico e vola con le ali dello spirito, per regalarci un viaggio (in treno, oppure in automobile, o a cavallo, questo non ha importanza) alla scoperta di noi stessi e degli altri.